Sonorità contemporanee e testi in italiano per il disco di svolta del tastierista bolognese, artefice di una narrazione rock tra sofferenza, riflessioni ed energia

“Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. E’ un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista”. C’è una vita intera in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti.

Alex-Carpani-L'orizzonte-degli-eventi

ALEX CARPANI BIO: Nato a Montreux (Svizzera) da padre italiano e madre francese, da bambino nel collegio diretto dai genitori era a scuola con i figli di molte personalità del mondo dello spettacolo, tra cui James Mason, Keith Emerson (ELP), Chris Squire (Yes), Valentina Cortese, Richard Basehart per citarne alcuni. In particolare, l’incontro con Keith Emerson l’ha sicuramente segnato, influenzando le sue scelte e il suo percorso musicale. A 20 anni ha partecipato a diversi concorsi di composizione a livello nazionale, classificandosi ai primi posti (Riccione Onde Rock, Festival degli Sconosciuti di Ariccia, Concorso Clio Genius, Premio Musica Libera), mentre a 24 anni ha vinto una borsa di studio dell’Unione Europea che gli ha consentito di partecipare ai corsi di composizione e arrangiamento di musica da film con Stelvio Cipriani alla Scuola di Mogol (Centro Europeo di Toscolano).

A 26 anni si è laureato in D.A.M.S. – indirizzo musicale con una tesi di laurea sulla musica di Nino Rota nel cinema di Federico Fellini, che ha vinto il 1° premio della Fondazione Fellini di Rimini. A 29 anni si è specializzato in sound engineering con Alessandro Scala (ex ingegnere Fonoprint) alla Fondazione Arte Scenica di Bologna. A partire dalla metà degli anni ‘00 ha collaborato, sia in studio che dal vivo, con alcuni musicisti che hanno fatto la storia del rock internazionale, come David Cross (ex King Crimson) e David Jackson (ex Van der Graaf Generator). Ha collaborato, inoltre, con artisti della scena rock italiana come Aldo Tagliapietra (ex Le Orme), Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, ex PFM) e Lino Vairetti (Osanna).

Dal 2007 ad oggi ha pubblicato 5 album, distribuiti in Italia e all’estero:

Waterline (CypherArts, USA – 2007)
The Sanctuary (MaRaCash Records, Italia – 2010)
4 Destinies (Festival Records, UK – 2014)
So Close. So Far. (MaRaCash Records, Italia – 2016)
L’orizzonte degli eventi (Indipendent Artist, Italia – 2020)
Con la sua band, la ACB, ha fatto circa 130 concerti in 20 Paesi di 3 continenti, tra cui USA, UK, Giappone, Brasile, Germania, suonando nei maggiori festival e rock club internazionali.

Nel 2017 ha formato insieme a Gigi Cavalli Cocchi (Ligabue, Clan Destino, C.S.I., Massimo Zamboni) e a Jacopo Rossi (Dark Lunacy, Nerve, Antropofagus), la band Aerostation con cui ha pubblicato Aerostation (Aereostella/Immaginifica, Italia – 2018). La band ha effettuato concerti in Italia e all’estero, sia in festival che in clubs prestigiosi ed ha aperto in alcune occasioni per P.F.M.. Attualmente Aerostation sta lavorando al secondo album. Oltre all’attività di musicista, Alex Carpani svolge anche quella di direttore artistico in un teatro vicino a Bologna, dove organizza anche rassegne musicali, mostre ed altri eventi culturali.

Giambattista Giorgi: Bassista di talento e dalle solide basi armoniche e tecniche, si è formato in diverse scuole italiane: CPM, AMM, CFM, per poi passare agli studi Jazz al Conservatorio di Bologna e Siena Jazz. Si è laureato a pieni voti in Musica Jazz 1° livello presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna. Ha collaborato con molti artisti della scena italiana e internazionale: Umberto Tozzi, Anna Oxa, Ermal Meta, Anastacia, Biagio Antonacci, Alan Sorrenti, Annalisa Scarrone per citarne alcuni. E’ un musicista molto versatile, capace di esprimersi in molti generi e stili musicali, dal jazz al rock, dal pop al funk. E’ già stato bassista della ACB dal 2011 al 2016, quindi si tratta di un ritorno.

Bruno Farinelli: Batterista dal talento indiscusso, piuttosto noto nella scena nazionale, ha collaborato con tantissimi artisti, tra cui: Elisa, Cesare Cremonini, Gianni Morandi, Andrea Mingardi, Il Volo, Mariadele, Lucio Dalla, John Serry, Gaetano Curreri, Riccardo Fogli, Mietta, Fausto Leali, Ivana Spagna e moltissimi altri. Ha suonato, inoltre, con i chitarristi Mike Stern e Paul Gilbert durante i loro clinic tours italiani ed ha condiviso il palco con i batteristi Gregg Bissonette e Dom Famularo. Musicista dalla grande versatilità, sa esprimersi in moltissimi generi e stili musicali: dal jazz al pop, dal rock al blues, al funk.

L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI: UNA CONVERSAZIONE CON ALEX CARPANI

La funzione della musica non è solo quella di intrattenere o sollevare riflessioni, ma anche di stupire: L’orizzonte degli eventi sorprenderà i tuoi ascoltatori. Comemai questo cambio di rotta? In realtà il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l’album d’esordio di Aerostation, dal titolo omonimo, del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C’è l’elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E’ un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l’inglese.

Chi ti segue con attenzione non avrà potuto non notare il passaggio degli Aerostation: possiamo considerarlo come un trait d’union tra il progressive della Carpani Band e quello attuale? Aerostation è un vero e proprio progetto musicale, una band creata da me e Gigi Cavalli Cocchi con lo scopo di fare un nuovo tipo di rock: moderno e contemporaneo, con influenze neo-prog, ma anche elettroniche e hard rock in alcuni momenti. Non lo definirei un side-project, né un intervallo tra le nostre attività parallele. Aerostation continuerà e, anzi, sta già per ripartire perché ho già finito da tempo di scrivere, arrangiare e pre-produrre il secondo album, che nei prossimi mesi inizieremo a registrare. La Alex Carpani Band così come l’avete conosciuta, con una matrice sinfonica e classic-prog, ritornerà forse un giorno, ma ora il mio mondo e i miei stimoli provengono dal presente e dal futuro e questa vena ci metterà un po’ prima di esaurirsi.

In questo disco per la prima volta vieni fuori tutto, esci allo scoperto, dalla copertina ai testi in italiano, e anche la band ridotta all’essenziale ti vede al centro. Più che un disco prog alla ELP o Genesis, un lavoro di amore e sofferenza alla Peter Hammill… Sì, è vero, ci metto la faccia, come si suol dire oggi. La band è un trio, ma è una vera macchina da guerra con Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Il Volo, ecc.) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc.). Per GB è un ritorno, visto che ha già suonato con me nella ACB dal 2012 al 2016. L’Orizzonte degli Eventi è un disco da suonare live e questa band è fatta per suonare live, quindi speriamo di poter presto suonare live!

Quali sono i nuovi punti di riferimento musicali che ti hanno ispirato o ai quali hai guardato con interesse per questa nuova avventura? Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, StevenWilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il ‘centro’ del Rock, spostandomi un po’ dalle ‘ali’ del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c’è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo.

Il fulcro del disco, a differenza dei larghi spazi ai quali ci avevi abituato, è la forma-canzone. Per chi viene dal progressive quali sono le difficoltà di esprimersi con unmodulo più immediato e breve? È un lavoro di sottrazione, ricerca dell’essenzialità e ricerca dell’equilibrio perfetto. Il prog è fatto spesso di orpelli (lo dico in senso buono), quindi si dà molta importanza alle decorazioni e i brani sono molto lunghi perché, appunto, conta molto il mostrare ciò che si è fatto. Nel mio album o, meglio, negli ultimi tre album, per riprendere il discorso iniziale, contano invece l’immediatezza, la potenza e l’efficacia con cui cerco di arrivare all’ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare appunto di dire molte cose con pochi elementi.

Il prog-rock nacque come grande espressione di libertà, poi come spesso accade è diventato un canone e persino una trappola: secondo te quali sono le possibili forme di innovazione per un genere così longevo? È difficile rispondere a questa domanda: il genere, pensando ai musicisti, si può certamente rinnovare, basta avere il coraggio di farlo e non temere di perdere il seguito dei fan. Ma esisterà un pubblico per questo nuovo prog? Il pubblico-tipo è formato all’85% da uomini di età compresa tra i 35 e i 70 anni, con la concentrazione maggiore nella fascia 55-65 anni. Non so quanto questo pubblico sia curioso e disposto a rinunciare a ciò che ama da sempre perché lo riconosce, perché ci si riconosce, perché gli ricorda il periodo della giovinezza, perché si sente parte di un tutto anche attraverso l’amore e l’interesse comune e condiviso per le band che hanno fatto la storia del prog. Io, per quanto mi riguarda, vado avanti facendo le cose in cui credo e senza mentire a me stesso, quindi non ripeterò cose già fatte, né cercherò di solleticare l’attenzione con qualche trucchetto acchiappa-progger. :-)))

Dopo tanti anni di attività, pensi esista l’identikit del tuo ascoltatore? Non è solo una questione anagrafica o geografica, perché le persone che mi seguono, che comprano i miei cd, che ogni tanto mi scrivono per commentare ciò che hanno ascoltato, hanno tutte in comune una certa sensibilità e questo mi fa molto piacere. Parlo di una sensibilità anche umana, non solo musicale. Sono persone che mi comunicano le cose che hanno sentito e percepito: non si limitano a dirmi ‘mi piace’, mi spiegano anche il perché. Parlando di target di pubblico, ho notato uno spostamento verso un’età più giovane negli ultimi 2 album e, presumo, questo sarà confermato anche con questo nuovo album, che fa registrare un netto aumento del pubblico femminile, forse anche per l’importanza data da me ai testi e perché il concept è anche romantico per certi versi.

03 Luglio 2020