Debutta stasera a Pistoia il “Per gli amici – Tour”, domenica 3 marzo seconda tappa con due set al Blue Note di Milano

La copertina de “Per gli amici” (2024) su disegno originale di Ivan Graziani

Nella prima settimana di uscita, il disco si è subito piazzato secondo nella classifica FIMI dei vinili, cd, cassette più venduti e tra i primi 10 degli album più acquistati, ascoltati e scaricati. «All’inizio molti pensavano che si trattasse di canzoni rifatte da me», così lo scorso 12 febbraio Filippo Graziani ha preso la parola rispondendo al giornalista Luca de Gennaro e al pubblico della Feltrinelli Duomo di Milano riguardo questo ultimo progetto discografico di famiglia. «Anche copertina e grafica sono opera di mio padre che, come noto, aveva una grande passione per il disegno e anche il quel campo un tratto distintivo, come per la sua musica».

Entra poi nel merito dell’album: «Mio padre ha registrato almeno fino al ’95, ma tutto quel materiale era già stato pubblicato con l’album postumo, Per sempre Ivan (1999). Sapevamo però da tempo dell’esistenza di altri provini di papà nascosti da qualche parte in casa. Finché cercando abbiamo trovato degli ADAT, supporti risalenti ai primi anni ’90 che oggi non esistono più. Quei tipi di supporti però on ci danno garanzie sulle date di quelle registrazioni, probabilmente riversamenti a loro volta. Molto probabilmente vengono da più riprese tra fine anni ’80 e i primissimi ’90 in quel fienile davanti casa riconvertito da papà a studio dove registrò Maledette malelingue (1994). Oggi non esiste più, è casa di mio fratello».

Le canzoni scoperte dalla famiglia hanno ricevuto nuova vita grazie agli arrangiamenti sensibili e rispettosi di Filippo: «Solitamente, quando si lavora su materiale postumo, ci si ritrova a maneggiare provini che si può al massimo riequalizzare – mixare è un termine grosso – e magari masterizzare un po’. Non si può fare molto di più. Fortuna ha voluto invece che ognuna di quelle registrazioni avesse tracce separate: dunque, fatti i riversamenti necessari, abbiamo potuto lavorarci».

“La Rabbia” è stato per me uno dei ritrovamenti emotivamente più forti. Mio padre non dava mai soluzioni, faceva capire che bisognava darsi da fare. Tutti i suoi personaggi hanno avuto storie assurde, spesso non finiscono neanche bene.

Il senso? Tu Filippo, come tutti gli altri personaggi della canzone, dovrai fare i conti con la vita. Tutti dobbiamo fare i conti con un nostro lato che magari non è quello che preferiamo, un Mr. Hyde”

Per molto tempo Filippo si è chiesto cosa fare di quelle canzoni, prima di dargli la forma di album: «Erano solo provini trovati in casa, non certo parte di un progetto discografico. Per anni ci siamo chiesti se pubblicarli, come lavorarli, se darli ad altri o trasformarli in qualcosa che potessi cantare io. Al momento della scomparsa non aveva lasciato un lavoro di studio vero e proprio. Così alla fine ha prevalso tra tutti il desiderio di realizzare quello che di fatto è diventato l’ultimo album di papà, un disco che “mettesse il cappello” sulla sua discografia».

Filippo Graziani ©Ufficio stampa Sony/Numero1

Riguardo la parte rimasta originale e la produzione, Graziani specifica: «Abbiamo trovato intatte voci e chitarre: senza queste condizioni probabilmente non sarei entrato in studio. Quello che abbiamo fatto è stato soprattutto completare un arrangiamento presente – c’erano già idee di piano, basso e batteria. Chi le aveva suonate originariamente? Abbiamo provato a informarci ma non siamo riusciti a saperlo. Persino il fonico, che abbiamo rintracciato, non si ricordava».

Rispetto al rapporto con la musica di suo padre, che da tanti anni fa rivivere, spesso Filippo Graziani ha dichiarato di essere “un tramite”: «Ho la fortuna di avere strumenti e bagaglio giusto per interpretare questo repertorio. La mia chiamata è essere un tramite per continuare a far ascoltare quella musica. Questo però è solo un lato della mia vita artistica, mi piace anche scrivere canzoni. Ma è una vocazione talmente forte per me che la vivo un po’ come pensare di portare avanti un ristorante di famiglia».

“Pensatela così: ho la fortuna di saper fare le stesse ricette.
Chi non ha potuto assaggiare le tagliatelle di mio padre,
potrà assaggiare le mie”

Prima di pubblicarlo Filippo ha fatto ascoltare l’album ad amici e colleghi per un parere: «Uno dei primi è stato Renato Zero. C’era un rapporto stretto e molto bello tra di loro. Renato è stato vicino a papà tanto tempo. Il primo che, appena mancato, si è preso l’incarico di produrre quel primo disco postumo per Sony – io all’epoca ero ancora troppo piccolo per capire cosa fare. Quella volta l’ho persa…ma stavolta no!»

Inevitabilmente si arriva al ricordo di Ivan Graziani e cosa ha rappresentato per Filippo: «Anzitutto un padre, poi tutto il resto. L’adolescenza mia e di mio fratello non è stata tra party sfrenati o cose simili. Siamo cresciuti in un ambiente normalissimo, mio padre faceva quello che fa un genitore tutti i giorni. Magari veniva a vedere le nostre recite a scuola, poi prendeva la macchina e andava a fare il suo lavoro, cioè suonare. Era un musicista instancabile. Per questa sua caratteristica si fece strada come cantautore dopo essersi fatto conoscere come turnista in diversi dischi».

“Oggi ci si fa un tatuaggio e si trovano follower, una volta per fare un disco bisognava prima imparare a usare uno strumento”

De Gennaro si chiede se Ivan Graziani sia stato considerato meritatamente un grande cantautore o più sottovalutato in vita: «Credo di sì. Chi sostiene che sia stato sottovalutato si riferisce al fatto che probabilmente non abbia mai raggiunto un certo livello di popolarità, mai primo in classifica. Neanche Pigro (1978) credo. Anche perché papà, come vi renderete conto anche da questo disco, non ha mai cantato canzoni nazional popolari o avuto la volontà di scrivere per compiacimento. Ha sempre scritto quello che gli interessava raccontare, storie di persone vere. Scrivendo con questo tipo di sensibilità restringe il campo dei tuoi ascoltatori si restringe inevitabilmente. Se canto che l’amore è bellissimo troverò tante persone d’accordo con me. Diverso cantare della vicenda di due persone precise con nomi, città e una storia loro. Tutto qua. Ma non ha mai sofferto anelando il successo nazional popolare.

Non manifestava neppure idee politiche, era però interessato al sociale. Gli interessava raccontare questi personaggi borderline e descriverne il lato più estremo. Poi faceva un disco e andava in tournée. Ricordo benissimo l’ultima volta che è stato a Sanremo, nel 1994, ha detto: “Vado al festival così quest’estate faccio più concerti!” Non era nemmeno una persona egocentrica. Gli occhiali – che non erano da vista – sono stati spesso una barriera. E poi si divertiva a dare interpretazioni diverse per depistare sulla sua vita. C’è gente convinta che avesse fatto l’aviatore o che abbia fatto il finanziere ma era così. A volte le metteva in giro lui, a volte le inventavano le persone e lui dava corda».

Naturale chiedere anche del ruolo di Anna Bischi, moglie di Ivan, in questa operazione ed eredità: «Mia madre è una presenza fondamentale, la memoria storica di tutta la famiglia. Una supervisione che serve a mantenere teso quel filo tra il presente e il passato, altrimenti non sarebbe possibile fare tutto questo. Ad esempio ci ha spiegato che La canzone dei Marinai – quella ceduta a Colapesce Dimartino – è dedicata a un circolo di pescatori di Marotta o che L’Italianina è ispirata da una melodia popolare algherese (La pasturedda). Il legame con Alghero? Papà era per metà algherese e per metà teramano. Quindi potete immaginare il carattere…(ride) No, era una persona estremamente goliardica e di compagnia, a parte qualche discussione talvolta con i discografici. Rapporto decisamente invertito in questo caso grazie alla famiglia meravigliosa della Numero 1, tra l’altro prima vera etichetta di papà per il primo album Ballata per quattro stagioni (1976)».

“Colapesce Dimartino avevano ascoltato il disco intero e quella canzone li aveva colpiti particolarmente. Abbiamo passato un pomeriggio insieme a parlare di questo pezzo.

Potete anche immaginare il livello di gelosia, ma quando ho sentito con quale sensibilità e maestria hanno toccato il brano, mi hanno conquistato subito. Non una cover, è come se avessero lavorato insieme. Grande rispetto”

Il legame con Milano è stato determinante per Ivan Graziani: «Si è trasferito con mia madre subito dopo gli studi, con mio fratello Tommaso piccolo. Qui papà ha cominciato la sua carriera come turnista per la RCA, registrava per Battisti, Venditti, De Gregori, all’interno di quel gruppo di musicisti. Erano tempi nei quali l’artista entrava in studio e costruiva il sound del disco con un’ensemble. Tanti suoni che si sentono nei dischi storici della Numero 1 molto spesso venivano dallo stesso ensemble di musicisti che supportava dischi per tutti. Era un modus operandi. Su YouTube si trova un video di De Gregori mentre registra Bufalo Bill con mio padre insieme agli altri che fa le acustiche. E sempre a Milano è stato scoperto tramite il lavoro di turnista come solista».

Data la recente moda di rendere fiction la vita di un artistal’ultimo della serie al cinema è il film su Bob Marley, ma recentemente in tv Leo Gassman è stato Califano e prossimamente ne è previsto uno su Gianna Nannini naturale chiedere anche di Graziani: «È una storia interessante perché passa attraverso decenni fantastici per la musica italiana, tra gli anni ’60 e gli anni ’80, il picco della popolarità di papà. Ha condiviso esperienze e attraversato la vita di tanti artisti e tante che a loro volta sono entrate nella vita di papà. Siamo stati avvicinati in più di un’occasione da chi voleva realizzare un progetto come questi su papà, ma non è mai andata in porto. Mai dire mai».                                     

Luca Cecchelli
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Filippo Graziani, tra i cantautori più promettenti della sua generazione, si appresta a toccare le corde più intime del cuore con il suo ultimo progetto: Filippo Graziani canta Ivan – “Per gli amici Tour”, tour che celebra l’eredità di suo padre, Ivan Graziani, leggenda della musica italiana.

Domani sera al Blue Note di Milano seconda tappa del “Per gli amici – Tour
, serie di concerti in cui, insieme ai vecchi successi del padre Ivan, proporrà per la prima volta live i brani contenuti nell’album pubblicato il 26 gennaio con la storica Numero 1/Sony.

Un album e un tour che rappresentano un vero e proprio ponte tra generazioni, un dialogo tra padre e figlio che supera il confine del tempo. “Per gli amici Tour” diventa così un viaggio emozionale, una celebrazione della vita e dell’arte di Ivan Graziani e in cui i fan avranno l’occasione unica di immergersi in un’esperienza musicale che unisce i classici senza tempo come “Lugano addio“, “Monnalisa“, “Pigro“, “Agnese” ai nuovi brani, eseguiti per la prima volta in una serie di concerti indimenticabili.

Filippo Graziani, con la sua voce e chitarra, è accompagnato da un ensemble di talentuosi musicisti – Tommy Graziani alla batteria, Massimo Marches alla chitarra, Francesco Cardelli al basso e Stefano Zambardino alle tastiere.

Le date a oggi annunciate del “Per gli amici Tour” sono:

  • 2 Marzo: Santomato Club, Pistoia
  • 3 Marzo: Blue Note, Milano
  • 9 Marzo: Auditorium della Fiera, Morciano di Romagna
  • 15 Marzo: Teatro Socjale, Piangipane (RA)
  • 5 Aprile: Stazione Birra, Roma
  • 6 Aprile: Teatro 2 Torri, Potenza
  • 7 Aprile: Teatro San Marco, Benevento
  • 14 Aprile: Teatro Tenda Palarte, Fabrica di Roma (VT)
  • 17 Aprile: Bravo Caffè, Bologna

Il tour è organizzato da IMARTS (International Music and Arts).
Dettagli sulle prevendite disponibili su https://linktr.ee/filippograzianitour

Filippo Graziani, secondo figlio di Ivan, è nato e cresciuto a Rimini. Inizia la sua attività musicale appena maggiorenne insieme al fratello batterista Tommy, girando per i club e i locali di tutta Italia fino ad aprire i concerti di importanti gruppi e artisti come Renato Zero, Negramaro, Morgan, Niccolò Fabi e Max Gazzè. Nel 2008 forma un gruppo rock chiamato Stoner-rock Carnera, che debutta con l’EP First Round e con cui apre il concerto italiano di Zakk Wylde. Successivamente si trasferisce negli Stati Uniti, dove continua la sua attività musicale. Influenzato dalla scena della musica folk e rock elettronico statunitense, torna in Italia e avvia il progetto “Viaggi e intemperie”, che omaggia il padre Ivan Graziani. Sempre in omaggio a suo padre e sotto la cura di Pepi Morgia, porta avanti un tour dal novembre 2009, che confluisce nell’album dal vivo “Filippo canta Ivan Graziani”, dedicato esclusivamente alle più celebri canzoni del padre. Il disco nel 2011 risulta tra i finalisti della Targa Tenco nella sezione “Miglior interprete”. Nello stesso periodo è direttore artistico dell’album “Tributo a Ivan Graziani” (2012), in cui è anche interprete del brano “E sei così bella”.

Nel 2014 partecipa al Festival di Sanremo nella categoria “Nuove proposte” con il brano “Le cose belle”. Al festival però non riesce ad accedere alla finale nella sua sezione. Il suo primo album in studio “Le cose belle” riscuote comunque un buon successo e ha anche ottenuto il premio della Targa Tenco 2014 nella sezione “Migliore opera prima”. Nel novembre 2016 ritorna sulle scene con il singolo “Credi in me”, il cui videoclip è stato diretto da Andrea Tani. Nel maggio 2017 pubblica un altro singolo dal titolo “Esplodere”. Il suo secondo album in studio “Sala giochi” verrà pubblicato il 16 giugno seguente. Dal 2019 a oggi Filippo si sta dedicando a divulgare il meraviglioso repertorio di Ivan attraverso spettacoli live che contribuiscono a far conoscere alla nuove generazioni un artista che ha rappresentato una svolta nel rock italiano.