Gli altri concerti
DONNY McCASLIN “FAST FUTURE” – JIM BLACK TRIO – NICOLE MITCHELL “BLACK EARTH STRINGS” – DAVE LIEBMAN – RICHIE BEIRACH DUO

La nuova rassegna che il Teatro Franco Parenti dedica al jazz e alla musica improvvisata esamina questa volta la trasversalità che oggi caratterizza tali linguaggi. Gli steccati fra generi, vernacoli, stili, culture, tradizioni sono stati ormai abbattuti e una fitta rete meticcia di incroci, di interazioni, di incontri, dialoghi e persino scontri rende la colonna sonora della nostra contemporaneità un qualcosa dai lineamenti incerti, in perenne mutamento. Il jazz, d’altronde, con la sua storica capacità di fagocitare e assimilare una molteplicità di elementi diversi fra di loro, innestandoli nel primario ceppo africano-americano, ha fatto storicamente da battistrada a tale concezione.

Nella programmazione di Jazz al Franco Parenti non deve perciò stupire la presenza dell’immaginifico e sofisticato camerismo del celebrato gruppo brasiliano Trio da Paz accanto, ad esempio, al post-modernismo di “Fast Future” del sassofonista Donny McCaslin, reduce dall’avere contribuito alla creazione dell’ultima incisione di David Bowie, Blackstar. Altresì non deve sorprendere che un’affascinante compositrice e virtuosa flautista come Nicole Mitchell, fra le più avventurose esploratrici della tradizione africano-americana, accompagnata da strumentisti a dir poco geniali e originali, si collochi accanto a due improvvisatori “puri”, che hanno rinnovato in modo radicale, complesso e poetico il mainstream, quali lo straordinario sassofonista David Liebman e l’eccelso pianista Richie Beirach. Il trio di un batterista innovativo e raffinato come Jim Black, arricchito dalla presenza del giovane pianista Elias Stesemeder e di un superbo contrabbassista come Thomas Morgan, conclude una serie di intriganti “istantanee” del nostro presente musicale.

Un programma breve ma denso e ricco, che peraltro anticipa alcune fra le grandi iniziative musicali che il Franco Parenti ha in serbo per il 2016.

Il Programma

triodapazDomenica 6 marzo 2016, ore 11.00
TRIO DA PAZ
Romero Lubambo – chitarra
Nilson Matta – contrabbasso
Duduka Da Fonseca – batteria

Formatosi nel 1990, il Trio Da Paz riunisce tre dei più importanti esponenti del jazz samba, che si distinguono per le loro interazioni avventurose, improvvisazioni audaci e ritmi abbaglianti. Ovviamente legati alle loro origini e alle radici della Bossa Nova, i percorsi di ciascuno dei tre musicisti sono segnati dalle collaborazioni con alcuni tra i più importanti jazzisti americani degli ultimi trent’anni e ciò configura la band tra le più jazzistiche del mondo brasiliano. E’ importante sottolineare le collaborazioni di Lubambo con Diane Reeves, Michael Brecker e Grover Washington; quelle di Da Fonseca con Eddie Gomez, Lee Konitz, John Scofield, Asrtud Gilberto, Anonio Carlos Jobim e quelle di Nilson Matta con Joe Henderson e più lungamente con Don Pullen. Il Trio Da Paz è solito invitare nelle sue esibizioni solisti di eccezione e l’ultima realizzazione dal titolo “Cafe” vede come ospiti il grande pianista brasiliano César Camargo Mariano, Diane Reeves e Joe Lovano.

Lunedì 21 marzo 2016, ore 21.00
DONNY MCCASLIN “FAST FUTURE”
Donny Mc Caslin – sax tenore
Jason Lindner – pianoforte, tastiere
Matt Clohesy – basso elettrico
Nate Wood – batteria

Il sassofonista Donny McCaslin è sicuramente uno dei principali esponenti del sassofono jazz a partire dagli anni ’90 e si è guadagnato una nomitation al Grammy Awards per il miglior solo strumentale nel brano “Stadium Jazz” dell’album “Casting For Gravity” del 2012, il cui successo ha portato una nuova prospettiva nel jazz acustico-elettronico. Sulla base di questa affermazione McCaslin ha riunito nuovamente la band registrando il nuovo album “Fast Future” prodotto dal collega sassofonista David Binney. Anche qui la musica pulsa di energia e groove con riff funky grazie anche alla presenza di una ritmica straordinaria composta da Mark Guiliana e Tim Lefebvre e dai contorni timbrici di Jason Lindner. La musica di McCaslin ricalca i fasti dell jazz elettronico anni ’70 tenendo molto presente la lezione di Herbie Hancock e dei Weather Report dove la differenza tra strumenti acustici ed elettronici appare alquanto sfocata a dimostrazione che essi possono trovare insieme terreno comune. Recentemente Donny McCaslin ha condiviso la sua line-up con l’ultimo progetto-testamento di David Bowie nell’album “Blackstar”, in cui Bowie, affascinato dalla musica futuristica di McCaslin e dalla beat music di Mark Guiliana, ha condiviso le sue ideazioni con le nuove leve del jazz contemporaneo. Per questo tour oltre al suo compagno abituale Jason Lindner, McCaslin si avvale della presenza di due ottimi sidemen come il bassista australiano Matt Clohesy e il batterista Nate Wood, membro dell’acclamata band dei Kneebody.

Venerdì 8 aprile 2016, ore 21.00
JIM BLACK TRIO
Elias Stemeseder – pianoforte
Thomas Morgan – contrabbasso
Jim Black – batteria

Jim Black è un batterista che non ha bisogno di presentazioni. Dotato di una tecnica superiore e di una consapevolezza che gli ha permesso di interpretare mille atmosfere con credibilità e preparazione, si lancia in una nuova avventura; anzi, si bagna in un nuovo fiume: e la composizione di quest’acqua, come vuole la migliore tradizione jazzistica, non ha nulla a che fare con quella del fiume precedente.Reduce dall’esperienza e dal successo degli AlasNoAxis che lo vedeva alle prese con un ambiente energico ed elettrico con dei momenti quasi rock, ora il batterista ricerca nella direzione opposta: cosa di meglio, quindi, del trio piano–contrabbasso–batteria con cui il jazz ha costruito l’impalcatura della propria storia? E così, ecco il batterista delle mille scorribande elettriche dei già citati AlasNoAxis, delle atmosfere balcaniche del Tiny Bell Trio di Dave Douglas e delle collaborazioni preziose con Uri Caine che hanno dato frutti prelibati e diversissimi (dalle sorprendenti riletture di Gershwin ad un elettronico omaggio
a Luciano Berio), che ad un tratto, per sua stessa ammissione, si fa swing. Uno swing particolare, moderno, interattivo, che non ha nulla a che vedere con la precisa e ripetuta scansione ritmica nota ai più, ma che comunque è sempre pulsante sotto pelle, è sempre avvertibile all’orecchio attento. Ad affrontare l’impresa con lui il pianista ventenne austriaco Elias Stemeseder, conosciuto da Black quattro anni fa ai Jazz Workshop di Salisburgo, quando il musicista non aveva che sedici anni. Personalità musicale dalla sensibilità moderna, il giovanissimo Stemeseder s’inserisce egregiamente nell’atmosfera ampia e spaziata delle nuove composizioni di Black, pensate appositamente per questa formazione completata da Thomas Morgan, uno dei più quotati contrabbassisti newyorkesi. Una nuova formazione che non ha deluso le aspettative nei recenti tour e che si conferma come una nuova realtà che per l’ennesima volta unisce con successo le esperienze formatesi al di qua ed al di là dell’Atlantico.

Lunedì 25 aprile 2016, ore 21.00
NICOLE MITCHELL “BLACK EARTH STRINGS”
Nicole Mitchell – fauto
Renée Baker – violino e viola
Tomeka Reid – violoncello
Josh Abrams – contrabbasso

Flautista impegnata sia nella musica improvvisata che in quella orchestrale contemporanea, Nicole Mitchell si è aggiudicata il Down Beat magazinès ‘rising star Flutist 2005-2008’ per il quarto anno consecutivo; è stata premiata ‘Chicagoan of the Year 2006’ dal Chicago Tribune; la Jazz Journalists Association l’ha insignita nel 2008, del titolo di Jazz Flutist of the Year.
La Mitchell è fondatrice di acclamati gruppi come il Black Earth Ensemble e Black Earth Strings (assieme a strumentisti strepitosti come la violoncellista Tomeka Reid, la violista e compositrice Renée Baker e al contrabbassista Josh Abranms) e co-presidente dell’AACM (Association for Advancement of Creative Musicians).
Ha condiviso il palco con grandi personalità della musica come George Lewis, Miya Masaoka, Lori Freedman, James Newton, Bill Dixon e Muhal Richard Abrams.
In aggiunta ai suoi personali progetti (fra cui Black Earth Ensemble, Black Earth Strings) la Mitchell è parte integrante di altri ensemble come Indigo Trio (con Hamid Drake and Harrison Bankhead), Exploding Star Orchestra (progetto di Rob Mazurek), Great Black Music Ensemble (Chicago AACM) e David Boykin Expanse.

Lunedì 9 maggio 2016, ore 21.00
DAVE LIEBMAN – RICHIE BEIRACH DUO
Dave Liebman sax
Richie Beirach, pianoforte

Dave Liebman e Richie Beirach hanno in comune molto, peraltro non necessariamente riguardo lo stile con cui suonano: vengono da cinquant’anni di carriere individuali che li hanno visti vicini e distanti in periodi diversi, con progetti personali, in duo, di gruppo. Entrambi hanno attraversato il jazz moderno con grandi consensi, ma entrambi non si sono accontentati di ogni arrivo raggiunto e da lì han cercato sempre di ripartire. Il loro duo è un esempio piuttosto emblematico di come i due abbiano inteso ed intendano fare musica ed occupare il loro posto nel jazz: in più frangenti lo si potrebbe definire lirico, nelle sue atmosfere raccolte e riflessive, ma nessuno dei due si ferma sull’altro ad indugiare sulla nota d’effetto; d’altra parte le strutture armoniche hanno spesso sapori sperimentalisti o quantomeno fuori dal consueto, ma nel loro suonare non c’è un radicalismo integralista, la musicalità non viene dimenticata, pur all’interno di una ricerca costante. Standard e composizioni originali si alternano in un flusso che è dominato dal magistrale interplay fra due menti musicali sofisticatissime e poetiche. Il risultato giunge a vertiginose altezze. Come già è stato scritto: un (grande) jazz cercato, prima che ricercato.

A cura di Associazione Pier Lombardo

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Tel : 02 59 99 52 06; biglietteria@teatrofrancoparenti.it
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