Abbiamo intervistato i simpaticissimi Clan Zingaro, una band formata da ragazzi pieni di brio ed entusiasmo che hanno da poco pubblicato il loro ultimi singolo e video “Non dire una parola”. Desiderosissimi (si dice?) di conoscerli da vicino, abbiamo voluto fargli qualche domanda.

Ciao ragazzi, intanto complimenti per il Vs. ultimo singolo “Non dire una parola”. Vogliamo farVi qualche domanda per farvi conoscere meglio ai nostri lettori:

“Non dire una parola”: chi state tacciando ? Perché questo titolo, in questo periodo in cui tutti vorrebbero dare sfogo ai propri pensieri e parlare, parlare, parlare.

Hai centrato il punto, “Non dire una parola” può suonare come una provocazione in effetti. In questo periodo siamo Imbavagliati e desideriamo dire la nostra, al contempo siamo letteralmente bersagliati da notizie che dicono tutto ed il contrario di tutto, credo che la migliore soluzione oggi sia quella di meditare attraverso la musica senza le parole.

Sono sempre stato affascinato dalle soundtrack di Ennio Morricone, Piero Piccioni e Piero Umiliani, dove talvolta era presente una voce femminile che disegnava linee melodiche giocando su effetti vocali naturali e le mille sfumature dello strumento voce come una sirena, senza dire una parola, la musica per me è anche questo, il suo potere immaginativo è qualcosa che andrebbe riscoperto in modo semplice e naturale. Una qualsiasi canzone condiziona inevitabilmente l’immaginario personale attraverso le parole, diventando una sorta di filastrocca melodica e ritmica potente che entra nella testa, parlando al tuo io come una voce della tua coscienza “fuori campo”, facendoti si emozionare ma nel contempo rafforzando anche il tuo ego, affinché tu possa identificarti e creare un senso di appartenenza in ciò che senti o desideri essere.

La musica strumentale all’ascolto invece ti mette a nudo, le associazioni emotive vengono generate dall’individuo che possiede un “vocabolario emotivo” intuitivo e “libero” da preconcetti culturali e sociali. Sarebbe bello come accadeva anni fa che la musica strumentale potesse essere sdoganata alla cultura “pop” e non solo esclusiva fruizione di una nicchia come accade oggi: in questo periodo che stiamo vivendo fatto di obblighi e di bavagli poi, è ancora più facile seguire un cartello e delegare anche inconsapevolmente i nostri pensieri a un megafono piuttosto che un’altro, piuttosto che sognare ad occhi chiusi solamente con i suoni ed il proprio sentire, senza dire una parola, come una meditazione ed una occasione di scoperta di se attraverso la musica senza parole. Questa pratica, la meditazione scaturita dalla musica scremata dalle parole, è sicuramente per pochi devo dire: dicamo che “non dire una parola” è un brano libero, senza bavagli che parla di libertà a cuori orecchie e menti libere e coraggiose di “sentire” più che “ascoltare”.

Clan Zingaro ©

Fate un genere musicale molto particolare, e portatore di felicità. A proposito di felicità, cosa ne pensate del periodo che abbiamo vissuto e di cui non ne siamo ancora “fuori”.

Penso che siamo soggetti a forti condizionamenti, essere felici è una pratica che richiede allenamento, ogni giorno, ha a che fare con la conquista personale delle nostre libertà. Libertà di sentire e di essere, fuori dai condizionamenti, in musica può essere tradotto dal coraggio di fischiettare un motivo, senza avere troppi pensieri. Certo, questo non significa escludersi dal quotidiano, ma spegnere la televisione e dedicarsi del tempo alla lettura, alla musica e all’arte allora credo che ne valga ancora la pena, saremo tutti “fuori” se personalmente decidiamo di uscire dalla monkey Cage, avendo il coraggio di toglierci i bavagli mentali che ci impediscono di sentirci liberi e pensare con la mente ed il cuore collegati, senza paura.
Il video clip è accompagnato da un sito online di “notizie”, è una operazione che ha a che fare con quello che stiamo vivendo oggi, inclusa la la problematica delle cosiddette “fake news” e l’arte-terapia intesa come strumento ,l’arte, capace di far percepire la nostra realtà in modo più completo e veritiero possibile, scoprendone le sue molteplici facce in modo inclusivo e non diviso e duale, il pensiero “a squadre” divide le persone, è proprio quello di cui oggi non abbiamo bisogno.
Credo che per comprendere una realtà sia necessario vederne i contorni con lenti e prospettive differenti senza preconcetti formali, un pò come faceva il cubismo figurativo di Picasso, in un solo colpo d’occhio dare l’opportunità allo spettatore di avere la visione dell’oggetto in più prospettive, per carpirne in modo completo la sua natura e la sua essenza.

Secondo Voi, si ripercuoterà nel futuro della musica il periodo passato in “lockdown”. Quale strategia utilizzereste per far risorgere la musica, i live e il poter di nuovo stare tutti insieme.

La strategia migliore per noi è quella di provare a togliersi bavaglio e maschere, proprio come accade nel videoclip. Non dire una parola è legato indissolubilmente al videoclip “muto”: è la sonorizzazione di un vero e prorprio cortometraggio sonoro e il messaggio che vogliamo che passi è proprio questo.
Senza spoilerarti e toglierti la sorpresa della visione posso dirti che le tematiche che vengono trattate come le differenze sociali imposte dalla nostra società, le discriminazioni di “genere” di sesso, culturali e sociali, cosi anche come quelle musicali, come prima ti ho raccontato.
Nella storia accade che un gruppo di individui che rappresentano classi sociali distinte e contrapposizione si trovano allo stesso tavolo. Si sentiranno accomunati nelle loro diversità, dal desiderio di evadere, di rompere gli schemi le convenzioni e le regole che sono imposte in modo silenzioso ma inequivocabile dai media. Quello che accade e la reazione dei partecipanti è una sorpresa, ma posso dirti che ha a che fare con l’unico “potere forte” di cui l’uomo possa sentirsi orgoglioso di disporre per sentirsi tale e che può veramente cambiare il mondo.

Torniamo al Vostro singolo. Come mai la scelta di Pacho Rossi per l’ultimo singolo ?

Pacho è un grandissimo professionista e una grande anima, era quello che ci voleva per far rotolare con il suo ritmo la musica che avevamo in testa.

Avete in programma l’uscita di un album ?

L’album uscirà ma non abbiamo in mente quando esattamente, prima sicuramente un altro singolo, abbiamo aperto una campagna di autofinanziamento, con il lock down i live sono stati azzerati così le finanze che ne rendono possibile la realizzazione, abbiamo ora bisogno del nostro pubblico, ancora più di prima! Support Clan Zingaro!

Premio Tenco. Che cosa vi è rimasto nel cuore di questo evento così importante ?

Credo oltre l’emozione di suonare l’Ariston, al tempo con gli Elisir, Vinicio Capossela che prima di suonare si è bevuto con noi una bottiglia di ottimo barbera d’asti!

Avete in progetto dei Live per il 2021 ?

Certo, ora stanno uscendo delle date molto lentamente, saremo a Milano, a Novate Milanese, il 10 di luglio, visitate il nostro sito, le date saranno pubblicate quanto prima.

Grazie ragazzi e in bocca al lupo per il Vostro futuro artistico e non solo….

Grazie de abbiamo tutti bisogno, un saluto i lettori dal Clan Zingaro, senza dire una parola!

Clan Zingaro: il ritmo franco tzigano incontra le canzoni della swing era italiana, dei grandi autori come Carosone, Buscaglione, Conte, il fervore virtuoso e la poesia dell’icona della chitarra zingara Django Reinhardt incontra il gusto per la melodia italiana, le canzoni internazionali del passato e presente: sono questi i punti cardinali del Clan Zingaro, ensemble di musicisti riuniti dalla passione del ritmo gipsy swing – jazz manouche, considerati di riferimento nel panorama della musica jazz italiana ed internazionale. Il “Clan” con il suo organico multiforme ed il suo sound distintivo, elegante e al contempo leggero rileggono l’immaginario musicale gipsy jazz e swing manouche contemporaneo in continua evoluzione, dove le cover e le composizioni originali vengono contaminate dalle più diverse culture musicali e ritmi   del globo. Il loro set non manca di virate elettriche, atmosfere retrò vintage da big band e orchestrazioni cinematografiche pulp visionarie. “Spaghetti Gipsy”, il loro primo album è un manifesto contemporaneo di una Italia in bianco e nero gloriosa, naif e romantica, dove i ritmi franco gitani non ne oscurano la forte bellezza e la intrinseca italianità ma anzi ne esaltano i tratti dando luce ad una nuova e contemporanea energia vitale dove l’eleganza e le memorie storiche riflesse nelle apparenti semplici canzoni-cartolina si svelano con un rinnovata vitalità. Nei loro live il suono della tradizione incontra la contemporaneità, in un flusso di contaminazione che mostra la musica di oggi con gli occhi del passato e viceversa. Se questo fosse una ricetta, sarebbe “Spaghetti Gipsy” un nuovo piatto ricco che non tradisce il suo sapore, come la tradizione italiana ci ha ben abituato, ma dove con il “Clan” le note aromatiche degli ingredienti sono armonizzate dal un unico comune denominatore, lo swing. Nel giugno 2020 l’ensemble torna con il singolo “Non dire una parola”, special guest alla voce Camilla Battaglia e Ale Pacho Rossi (Elio e le storie tese).

Intervista di Anna Lisa Zitti – Indexmusic.it 

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