Minardi recensisce Baryshevskyi

È uscita il 1° maggio sulla pagina culturale della Gazzetta di Parma una splendida recensione di Gian Paolo Minardi, decano della critica musicale italiana, al CD del pianista ucraino Antonii Baryshevskyi, vincitore dell’ultima edizione del Concorso Arthur Rubinstein di Tel Aviv (2014), blasonata competizione internazionale la cui nuova edizione in corso in questi giorni è stata inaugurata il 25 aprile scorso da una strepitosa esibizione dello stesso Antonii Baryshevskyi nel Concerto in sol per pianoforte e orchestra di Maurice Ravel e nella Rhapsody in Blue di George Gershwin con la Israel Symphony Orchestra Rishon Lezion diretta da Yaron Gottfried.

Il CD in questione (vedi cover), contenente musiche di Mussorgsky e Scriabin, è pubblicato dall’ etichetta tedesca Avi-Music, distribuita in Italia da New Arts International e reperibile in tutti negozi online. Riportiamo integralmente la recensione di Gian Paolo Minardi

Gazzetta di Parma, lunedì 1° maggio 2017, pag. 51
Il classico in discoteca
BARYSHEVSKYI TALENTO VENUTO DA KIEV
Sempre più fitto appare il quadro in cui fanno la loro apparizione giovani interpreti, tutti tecnicamente agguerriti, tutti dotati di certificazioni prestigiose date dalla vittoria in Concorsi internazionali, anch’essi sempre più in concorrenza tra loro, salvo alcuni più consolidati che “fanno testo”, come il Concorso “Rubinstein” di Tel Aviv. La vittoria a questo Concorso, nel 2014, da parte di Antonii Baryshevskyi, ventisettenne pianista di Kiev che ha alle spalle un elenco impressionante di vittorie, può essere testimonianza dell’autorevolezza delle scelte, mirate al di là del puro orizzonte dell’efficienza tastieristica, quanto mai omologato se dissociato dalla musicalità.

Ciò che appunto non si coglie all’ascolto del CD, realizzato per la tedesca AVI, comprendente i Quadri di un’esposizione e un’antologia scriabiniana che muove dai Preludi giovanili, toccati dalla magìa chopiniana per inoltrarsi verso le zone più avanzate fino a sfiorare lo Scriabin “mistico”. Percorso che Baryshevskyi compie con una intelligenza e una sensibilità acutissima proprio nel trovare la giusta timbratura del suono nella diversità di significati immaginati dal compositore.

Un uso della tavolozza mai compiaciuto ma sempre innervato nel flusso musicale, estremamente duttile nelle situazioni così diversificate della “esposizione” musorgskiana e unificate dal filo di quella Promenade che l’interprete gestisce con una tensione immaginaria rara, sfatando ogni residuo di quella”routine” che grava su questo capolavoro. Ma uscendo dal panorama russo di questo CD grazie ad altri ascolti dal vivo più recenti si può constatare come tale musicalità trovi un approdo poetico di indubbio fascino nella ricchezza con cui va distillando i Preludi di Chopin, ognuno colto nella sua essenzialità emozionale.

Sensibilità che si estende, naturalmente, nelle pagine debussyane per poi entrare in una più complessa dimensione sonora quale quella dei Vingt Regards di Messiaen o dei vertiginosi Studi di Ligeti, a dire di un talento naturale che si muove con quella libertà di visione che consente di oltrepassare la barriera pianistica, approdo fin troppo scontato per gran parte dei giovani interpreti, e “dimenticarla”.

Gian Paolo Minardi

Milano, 4 Maggio 2017