Some Place Called Where: il nuovo disco di Marilena Paradisi e Kirk Lightsey

Jazz e magia, brani di Shorter, Waldron, Carter e altri in un’opera intima e delicata pubblicata dalla norvegese Losen Records. Pianoforte e voce per lo straordinario duo con la vocalist italiana e il pianista americano.

«Dopo una lunga fase dedicata all’improvvisazione totale, alla ricerca e al rapporto col “suono” sviscerato in ben quattro album, ognuno con una particolarità come improvvisazione sulle immagini, la dialettica col silenzio, l’improvvisazione del testo, la dialettica con la risonanza, è come se sentissi di aver concluso un grande capitolo della mia storia, e ho sentito l’esigenza di tornare a “interpretare”, a cercare di raccontare storie attraverso l’uso della parola. Sono passati anni, sono accadute così tante cose che ora sento una differente maturità, un differente approccio alla musica e ai testi, inoltre sento che la mia voce è molto cambiata». Sono le parole di Marilena Paradisi, utile premessa per capire la “complessità risolta” di un disco importante e ambizioso, ma anche delicato, intimo, prezioso, come Some Place Called Where. L’ottavo album della vocalist italiana, che dopo tre dischi centrati sul jazz e quattro tra contemporanea e improvvisazione totale, si avvicina nuovamente alla musica delle origini: lo fa con maturità, con una sensibilità nuova e con una straordinaria partnership, quella del grande Kirk Lightsey.

Marilena Paradisi e Kirk Lightsey

Pubblicato dalla norvegese Losen Records, Some Place Called Where non è un disco solista con un “featuring”, lo straordinario pianista di Detroit non fa da “special guest”: si tratta infatti di un’opera nata da un duo, forte di un repertorio condiviso, di una comune sensibilità, della stessa visione magica e “olistica” del fare musica. Un senso di scoperta e di luminosità pervade l’intero album, con lo stesso stupore di quando Marilena vide per la prima volta Kirk dal vivo: «Kirk è un musicista che ho avuto la fortuna di ascoltare live e sono sempre rimasta colpita e affascinata dal suo pianismo, dal suo stile, oltre che dalla sua energia e vitalità vulcaniche. È un polistrumentista. Oltre al pianoforte suona il flauto e il violoncello. Ha uno stile inconfondibile, un tocco meraviglioso che fa cantare i tasti, una scelta armonica davvero inusuale che attinge alla musica classica, che lui ascolta moltissimo. Lui stesso, pur avendo vissuto la vera storia di questa musica, non ama etichettarsi come musicista di Jazz, non ama come viene usata oggi questa parola. Per lui è talmente profonda da spiegare – direi un modo di essere – che non ha senso come viene intesa normalmente. Per questo Kirk ama dire che la musica è “magica” oppure… non è musica! Lui cerca costantemente la magia quando suona, e ti invita a cercarla anche in te. Poche note e crea subito un’atmosfera, fa delle scelte armoniche davvero inusuali che ti portano sempre a nuova ispirazione».

Kirk Lightsey rilancia: «È un progetto davvero speciale per me perché suonare in duo e con questa scelta di repertorio mi fa trovare un suono orchestrale dal pianoforte che è molto importante per me. Trovare in quella musica il suono di suspense, mistero, senso di spazio infinito, affetti e sentimenti è importante per il mio feeling nella musica. Marilena ha una voce molto speciale e con molto talento, potrei dire tecnicamente per il suo particolare timbro, per intonazione, musicalità, flessibilità, espressività e il suo stare sul tempo, ma in una sola parola è “molto artistica”, e con questo intendo dire che è in grado di cantare profondamente i suoi sentimenti e per questo è espressiva e perfetta per questo repertorio».

Il titolo dell’album proviene dall’omonimo pezzo di Wayne Shorter, scelto da Marilena insieme agli altri che compongono una scaletta profondamente sentita e condivisa con Kirk. Come dichiara David Fishel nelle note di copertina, «Portrait (Charles Mingus), Little Waltz (Ron Carter) e Like A Lover (Dori Caymmi) sono un buon esempio di questa musica scelta per profondità e sincerità, Fresh Air è un brano di Kirk che rappresenta bene il dialogo tra i due, Kirk ci regala anche un solo di flauto incantevole e lirico. Il suono complessivo è molto più pieno di quanto si possa aspettare da un duo, con la progressiva gamma armonica di Kirk e la qualità del tocco, quasi da accompagnamento orchestrale. Ma è l’intimità dell’interazione tra i due che più colpisce».

Some Place Called Where contiene otto brani meno noti, un “repertorio di nicchia” utile però all’espressività diretta, immediata e toccante di Marilena e Kirk, che in soli quaranta minuti trasportano il loro mondo: quello dell’improvvisazione, degli studi in India, della voce come strumento per la Paradisi, quello degli anni passati con Chet Baker, Dexter Gordon, Pharoah Sanders e Lester Bowie, ma anche dell’amore per la musica classica, per Lightsey.

Some Place Called Where:

1. Portrait (C. Mingus)
2. Some Other Time (Bernstein/Green/Comden)
3. Like A Lover (Caymmi/Motta/Bergman)
4. Soul Eyes (M. Waldron)
5. Little Waltz (R. Carter)
6. Some Place Called Where (Shorter/Reeves/Cummings)
7. Autumn Nocturne (Myrow/Gannon)
8. Fresh Air (Lighsey/Paradisi)

Marilena Paradisi: vocals
Kirk Lightsey: piano, flute (8)

Recorded, mixed and mastered May 2017 by Clive Simpson
at Studio Extra Beat, Rome
Produced by Marilena Paradisi
Artistic project and arrangements by Marilena Paradisi
Front cover photo by Petter Furuseth
Inside cover photos by Paolo Soriani
Cover design by design holtmann

Marilena Paradisi Official   –   Losen Records