BOGART HOTEL

Bogart Hotel – E’ il titolo dell’ultimo album di Max Grassi, in tutti i digital store, nei negozi di dischi tradizionali e in rotazione radiofonica dal 17 novembre 2017. Un bel regalo di Natale da fare alle persone a noi più care.

Non tutti però sanno che esiste davvero il Bogart Hotel e che Max Grassi, insieme a Lorenzo Galletti, per un periodo della loro vita hanno “spiato” i vari personaggi che popolavano le stanze di questo Hotel. Personaggi reali e fantasiosi.

Bogart Hotel, fil rouge che lega le varie storie dei frequentatori veri e fantasiosi di questo Hotel, che hanno ispirato la stesura di questo album, sia nei testi che nelle musiche.

Un viaggio introspettivo, un viaggio nella vita delle persone che animavano le stanze di questo Hotel che solo dal nome ispira sentimenti e quella voglia di avventura, ma soprattutto curiosità.

Quella curiosità che ha spinto Max Grassi a scrivere 11 canzoni, una diversa dall’altra per ritmica, partitura e testi. Ogni canzone una stanza nelle quali si respira l’odore di chi le ha frequentate con le proprie storie d’amore e di vita vissuta.

Lo stile di Max Grassi, ci ricorda soprattutto per eleganza e raffinatezza, cantautori italiani come Mario Lavezzi ed Enrico Ruggeri.

I musicisti che hanno collaborato alla stesura dell’album sono nomi altisonanti come Antonio “Rigo” Righetti al basso, Robby Pellati alla batteria (sue le performance alla sezione ritmica nei concerti di Luciano Ligabue), Livio Magnini alla chitarra (Bluevertigo), Dario Ciffo al violino (Afterhouse), Pepe Ragonese alla tromba (sue le collaborazioni con illustri nomi del Jazz come Dado Moroni, Stefano Di Battista, Linley Marthe, Billy Cobham e tanti altri), Michele Montesiroli al sax, Andy Fumagalli al sax (Bluvertigo), Elio Marchesini alle percussioni e glockenspiel, Livia Rosati al violoncello, Nicolò Fragile al pianoforte.

Un’ensemble di grandi musicisti per un album da ascoltare tutto d’un fiato, immaginando di incontrare i personaggi che hanno frequentato il Bogart Hotel.

Tracklist – Invito all’ascolto:

Ogni brano è una “stanza” del Bogart Hotel. Ogni brano ha una storia da raccontare, da ascoltare con attenzione.

  1. Buio – apre l’album, è la stanza numero uno, i ritmi sono rockeggianti e infondono una carica incredibile. La storia è una storia d’amore, come per tutte le altre tracce, storie d’amore e di sofferenza, quella sofferenza musa ispiratrice per molti artisti. La malinconia la fa da padrona ma, senza quella sicuramente Max Grassi e Lorenzo Galletti non avrebbero scritto niente di più magico.
  2. Lettera quasi d’amore – una ballade quasi “ninna nanna”, una di quelle ballade che ci ricordano il cantautorato americano di un certo tipo, quello di Bruce Springsteen, di Bob Dylan, di Tom Wait.
  1. Jeanne e Amedeo – una struggente storia d’amore tra “Modì” ovvero Amedeo Modigliani (pittore e scultore nato a Livorno e morto a Parigi) e la sua innamorata Jeanne. Una storia contrastata dalla famiglia di lei. Una storia vissuta in una Parigi melanconica. Bellissime le parole e bellissima la storia. Bellissimi i luoghi di una Parigi di allora. I luoghi che Max Grassi ha ripercorso per addentrarsi ancor di più in questa storia che ha poi messo in musica regalandocela.
  2. Indietro non si torna – Già è proprio così… Questo brano tra il rock ‘n’ roll e il blues ci ricorda una cosa molto importante, quella di cogliere l’attimo, quell’attimo che poi non torna più. E’ importante dirsi tutto e subito perché il tempo è tiranno. Una sorta di …meglio rimorsi che rimpianti.
  1. A febbraio – ballade dai ritmi onirici. Una storia ambientata in una Milano fredda e piena di cose da raccontare. Una vera storia d’amore, di quelle che ti riscaldano il cuore. Bellissima la sezione dei fiati affidata a Pepe Ragonese, Michele Montesiroli e Andy Fumagalli.
  2. Io sono nessuno – Una ballade che ci ricorda Fabrizio De Andrè per lo stile e la malinconia di fondo. Una ballade di altri tempi, su un treno che percorre la vita di un personaggio che vive nella sua solitudine e che incontra personaggi senza più tempo, quel tempo prezioso che ahimè non torna più indietro.
  3. Bogart Hotel – E’ il brano che da il titolo all’album. In gergo radiofonico “Titletrack”, il brano trainante dell’intero album. La stanza n° 7 . Una storia che va a ritroso nel tempo. Anche questa una bellissima ballade che parla di una vecchia storia d’amore. La nostalgia la fa da padrona e l’immaginario vola tra i ricordi. Un mix di nostalgia e rimpianti.
  4. Vagabondo a metà – Bello il ritmo di questa canzone briosa ed energica. Chitarre, batteria ed una fisarmonica in sottofondo. Due storie diverse fanno da cornice. Due vite che si sono incrociate per un periodo di vita vissuta. Anche qui il tempo è fil rouge, descritto e rinchiuso in una “clessidra”.
  5. Clic (scatta la fotografia) – La sezione fiati meravigliosa apre il brano che ci ricorda nei ritmi una canzone portata al successo negli anni 80 dalla cantautrice folk Tanita Tikaran “ Twist in my sobriety”. La canzone più bella dell’intero album. Scatti rubati. Un clic che immortala periodi particolari di vita. La vita che ci riserva sempra tantissime sorprese e fissarle in un clic sarebbe bellissimo per poi poterle ricordare,
  6. Giorni e giorni – La cosa più difficile per ognuno di noi: guardarsi allo specchio e piacersi. Fare i conti con noi stessi, quando rimaniamo soli e ripercorrere la nostra vita tra ma e se.
  7. Pagine gialle – Ballata quasi country, alla John Denver o James Taylor. Anche questa una ninna nanna dolcissima. Bellissima la voce di Max Grassi in questo brano. Le pagine gialle di un diario che racchiude storie di vita vissuta, di silenzi, di cose mai dette, di anni passati in mille abbracci, di specchi pieni di ricordi, di sorrisi. Anche in questo brano la sezione fiati con alla tromba Pepe Ragonese, impreziosisce questa canzone che chiude l’abum.

Recensione di Anna Lisa Zitti
Redazione Indexmusic
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